La centrale del Mercure deve rimanere chiusa

COMUNICATO STAMPA

La centrale del Mercure è chiusa e chiusa deve rimanere, nell’interesse della salute delle
popolazioni residenti, dell’ambiente del Parco Nazionale del Pollino –nel cuore del quale la centrale
si trova- e dello sviluppo economico ed occupazionale dell’intera area, istituzionalmente legato alle
attività turistiche e agro-alimentari di qualità e non certo al folle progetto di industrializzazione
selvaggia proposto da ENEL; dalla stessa supportato a suon di soldi –leggi le
famose…compensazioni ambientali pattuite-, e subìto da chi dell’ENEL è evidentemente fido
subalterno. Ed è per questo, forse, che un sindacato –e un sindacalista- in evidenti difficoltà su più
fronti vertenziali, gioca la carta della centrale, per trovare impossibili rivincite sulla pelle della
gente. Ne derivano informazioni parziali e fuorvianti su una presunta, imminente riapertura della
centrale, nonché dati sugli ancor più presunti posti di lavoro. Dati che fanno a pugni
con…l’aritmetica oltre che con la realtà dei fatti -per altro universalmente noti- e col buonsenso. E’
infatti cosa nota, perché ufficialmente dichiarata da ENEL, che, ove mai la centrale andasse in
funzione, le maestranze proverrebbero da altre centrali, senza nuove assunzioni. Così che il tutto si
ridurrebbe ad una manciata di addetti esterni (vigilanza e mensa). Mentre, per quanto riguarda
l’approvvigionamento dell’enorme quantità di biomasse necessaria al funzionamento della centrale,
trasportata da ben oltre cento camion al giorno che impatterebbero –sotto tutti gli aspetti, quello
viario, quello ambientale e quello della salute- in maniera disastrosa sull’intero territorio, c’è un
punto nodale e delicatissimo sul quale sindacato e sindacalista in questione, da parecchi mesi
continuano a mantenere un vergognoso silenzio. Le denunce sull’evidente pericolo di infiltrazione
criminale, al seguito delle attività di approvvigionamento di biomasse della centrale (la ben nota e
famigerata”mafia dei boschi”), è stato clamorosamente e ripetutamente denunciato dagli organi di
informazione nazionali e locali ed è stato anche oggetto addirittura di una lettera inviata dai Sindaci
di Viggianello e Rotonda -Vincenzo Corraro e Rocco Bruno- al Presidente della Repubblica.
Perché, dunque, questo ostinato “silenzio sindacale” ? E perché il sindacato ritiene di dover
combattere contro i tanti che pure onestamente lavorano seguendo le vocazioni del territorio ? La
possibilità di accaparrarsi un pugno di tessere e di gloriarsi della riapertura di un impianto
dall’impatto certamente disastroso –sotto ogni profilo- rappresenta una posta per cui sacrificare
diritti e interessi di un’intera popolazione ?

Forum “Stefano Gioia”
delle Associazioni e Comitati calabresi e lucani
per la tutela della Legalità e del Territorio

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