Una lettera per ricordare Pietro Mennea

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell'avvocato Giuseppe Morero a ricordo dell'atleta Pietro Mennea a 2 anni dalla sua scomparsa:

''Caro Pietro,
sono trascorsi due anni dalla tua dipartita. Più passa il tempo e più mi ritornano in
mente tanti momenti vissuti nei vent'anni passati insiemi. La nostra è stata un'amicizia
forte, non seîza contrasti, per come si addice a due persone sincere che si stimano. Mi
riaffiora, nel groviglio dei ricordi, il tuo rimproverarmi di essere il solito calabrese dalla
testa dura, quando fu, invece, in molte occasioni dimostravi di essere più "calabrese" di
me.
Voglio nngraziarti per tutto quello che hai rappresentato per la mia famiglia e, in
particolare, per i miei figli per i quali sei stato un esempio di lealtà, di sacrificio e di
volontà. Anche loro, come me, ti consideravano di famiglia, ricordo Angela che
adolescente partiva per Roma pur di trascorrere qualche giorno con te e la tua amata
Manuela; Roberta, invece più introversa, quando venivi a trovarci, non perdeva occasione
per farti qualche dispetto, solo per attirare la tua attenzione e dimostrarti il suo affetto; a
Domenico, infine, che fu datebattezzato, hai inculcato il fondamentale valore dell'umiltà
e che soltanto con il duro lavoro e il sacrificio si possono raggiungere importanti traguardi.
Eri entrato cosi tanto nel suo cuore che, dopo pochi mesi dalla tua scomparsa, intitolò la
sua tesi di maturità: 'oPietro Paolo Mennea: volontà, tenacia, libertà".
Da sempre ti "tormentavo" con la richiesta di un tuo programma di allenamento, ricevendo
come risposta la solita frase: "Giuseppe pensa alla famiglia!"; però, nelle ultime ore della
tua vita che hai voluto dedicarmi, decidevi di allenarmi, quasi per farti perdonare, ma con
un'unica condizione, quella di non fafti inc{':r"r'are. E io, sfupito di tanta lucidità, ti risposi
che avrei fatto di tutto per assimilare i preziosi insegnamenti di un campione del mondo da
record che, però, non era riuscito a battere se stesso solo perché non mangiava il
peperoncino calabrese.
È stato scritto tanto sulla tua vita di uomo e di atleta, aggiungere, ora, altre parole sarebbe
soltanto superfluo. Rovistando tra le mie scartoffie, però, ho ritrovato una lettera inviatami
dall'allora Vescovo di Cassano allo Jonio, mons. Vincenzo Bertolone, in occasione
dell'invito al Convegno "Legalità e valori sociali" tenutosi nel corso dei Campionati
Nazionali Forensi e del 1o Grand Prix di Velocità del Parco del Pollino e della Valle
dell'Esaro e del Fullone, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del dott. Romano De
GnziaMagistrato di Cassazione, del dott. Raffaele Guariniello e, owiamente, la tua.
Monsignor Bertolone, non potendo partecipare all'evento, mi fece recapitare questa lettera
che rappresenta un vero e proprio vademecum che, chiunque pratichi sport, dovrebbe
tenere a mente.
Mi sono chiesto per molto tempo se fosse il caso di tenerla chiusa nel mio cassetto, così
come ho fatto per quasi sette anni, o renderla pubblica. Quest'oggi sono a:rivato alla
determinazione che fosse doveroso renderla nota a tutti per l'alto contenuto etico contenuto
in essa.
Grazie per la tua amicizia''

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